9 maggio, la Vittoria è già nostra
Il 9 maggio è una data importantissima per la storia della Russia e del suo popolo, è il Giorno della Vittoria che pose fine alla cosiddetta Grande guerra patriottica, durata dal 1941 al 1945, momento in cui i tedeschi firmarono la resa a Berlino e il nazismo “ad est” venne sconfitto.
È interessante che siano le date a scandire la memoria che abbiamo del tempo, inteso in maniera lineare in Occidente da Sant’Agostino in poi. Una data è un qualcosa di dato, appunto, di posto, di segnato nello scorrere del tempo, una firma in esso. La Storia, che non è solo fatta di date e cose date, la studiamo proprio così. La data è il significante a cui viene legato il suo significato che è l’evento, la cosa in sé che si è vissuta in quel pezzetto di tempo delimitato da un prima e un dopo, un punto fissato nell’immaginario di una concezione condivisa. Qui si cela il mistero che una data racchiude: non è semplicemente un ricordo, ma è una vera e propria reminiscenza, un ri-vivere quel momento, tuffandosi nel frattale del tempo che viene rievocato e manifesta ripetutamente una parte di sé, tanto simile eppure sempre differente per la soggettività che lo esperisce.
Quando la data che ricorre è quella di una vittoria, avviene qualcosa di metafisico in maniera ancora più rimarcata. La vittoria è un evento collettivo potentissimo, riassume in sé lo Spirito di un popolo, è una manifestazione prorompente del Logos di quel popolo, una sorta di varco fra l’iperuranio e il mondo militante di quaggiù. La vittoria è il momento sacro in cui un popolo sancisce una tappa della propria evoluzione collettiva. Celebrare una vittoria, allora, è come compiere un rito ri-evocativo, che attualizza l’evento significato attraverso l’uso sacrale del significante, in una sorta di liturgia che è votiva e propiziatoria allo stesso tempo perché vuole sia rendere grazie che invocare rinnovate virtù per il popolo che la celebra.
Il 9 maggio, giorno di grande festa, è una tappa che segna uno spartiacque epocale per l’Eurasia intera e, per estensione, tutto il mondo. Quest’anno, essa segna anzitutto una fase geopolitica ben precisa: la Russia ricorda al mondo occidentale la propria grandezza ed invita coloro che hanno compreso l’attualizzazione dello scontro fra Heartland e Rimland a rafforzare la propria decisione, per compattare gli schieramenti e proseguire secondo le strategie pianificate; in secondo luogo, e di maggiore importanza, si tratta di un rito che vuole evocare un’effusione di coraggio ed una assistenza celeste per tutti coloro che hanno compreso lo scontro di civiltà in atto e che hanno deciso risolutamente di incarnare quella soggettività radicale che è necessaria per trionfare nella battaglia metafisica che è in atto.
Oggi, allora, partecipiamo alla festa come meglio possiamo, non tanto alla celebrazione di una data, che è simbolo e dunque porta di accesso ad una dimensione sottile, bensì alla danza che i Logos (al plurale greco i Logoi) di più popoli compiono nella armonizzazione sacrale della Storia. E ricordiamoci: nella perfezione del Cosmo, agli Eroi spetta di ardere per cambiare il mondo. La vittoria è già nostra.