Il grande furto di terra e i cambiamenti demografici: la disoccupazione dei kashmiri in IIOJ&K
Sotto la guida del Primo Ministro Narendra Modi e del Bharatiya Janata Party (BJP) al potere, lo Stato indiano sta vivendo un forte aumento delle violazioni dei diritti umani. Spinto da un'agenda nazionalista indù e da un ampio sostegno all'ideologia Hindutva, il governo di Modi ha attuato politiche che hanno minato in modo significativo i diritti delle minoranze, in particolare dei musulmani. Le politiche di Modi, come l'applicazione della Legge sull'Emendamento della Cittadinanza nel 2020, cercano di demonizzare le minoranze emarginate, soprattutto la comunità musulmana. Inoltre, il governo Modi ha sistematicamente soggiogato la società civile. Dal 2016, il governo indiano ha abolito o posticipato il rinnovo delle licenze per diverse organizzazioni della società civile (CSO) ai sensi della Legge sui contributi esteri (FCRA). Le autorità hanno implementato varie leggi draconiane relative all'antiterrorismo e alla sicurezza nazionale per molestare, minacciare e mettere a tacere i difensori dei diritti umani che criticano le politiche governative, spesso etichettandoli come “anti-nazionali”.
Recentemente, la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) ha pubblicato un rapporto intitolato “Your Land is Our Land: India's Land Rights Violations in Kashmir” [“La vostra terra è la nostra terra: le violazioni dei diritti fondiari da parte dell'India in Kashmir”]. Il rapporto evidenzia le violazioni dei diritti umani da parte del governo indiano, derivanti dai cambiamenti legali attuati nel Jammu e Kashmir dopo la revoca dello status speciale. Il 5 agosto 2019, il governo indiano ha abrogato lo status speciale del Jammu e Kashmir (J&K), rinunciando alle protezioni costituzionali concesse ai kashmiri ai sensi degli articoli 370 e 35A. Il J&K è stato diviso in due territori dell'Unione: Jammu e Kashmir e Ladakh, ponendoli sotto il dominio diretto del Governo centrale. Sono state applicate più di 400 leggi, modificando le riforme fondiarie che in precedenza avevano facilitato la ridistribuzione della terra agli agricoltori senza terra. Tuttavia, a causa di queste modifiche legali, è diventato più facile per il Governo confiscare la terra per infrastrutture e programmi di investimento.
Nel gennaio 2023, l'amministrazione del Jammu e Kashmir (J&K) ha avviato un'azione anti-sfratto, con conseguenti confische di terreni e lo sgombero di migliaia di persone, che ha portato a una vasta distruzione di proprietà e a gravi violazioni dei diritti umani. Queste confische di terreni hanno anche permesso un aumento della presenza militare nel J&K, portando a ulteriori spostamenti delle popolazioni locali. Le comunità native e nomadi, in particolare i Gujjar e i Bakerwal, hanno affrontato sfratti significativi e la perdita delle terre tradizionali. Inoltre, la promozione da parte dello Stato dei pellegrinaggi religiosi indù ha contribuito al degrado ambientale, fornendo al contempo benefici economici minimi ai residenti locali.
Questa diffusa acquisizione di terre fa parte di una strategia più ampia volta a modificare il paesaggio demografico del Kashmir. Incoraggiando l'afflusso di imprese e industrie esterne, il Governo indiano sembra determinato a cambiare lo status demografico di questo territorio conteso riconosciuto a livello internazionale. Tali azioni rischiano di provocare spostamenti demografici sostanziali che potrebbero minare l'identità e i diritti della popolazione indigena. L'accaparramento di terre e lo sfruttamento delle risorse in corso non solo minacciano l'ambiente, ma mettono anche a rischio il nucleo dell'identità kashmira. L'introduzione di entità aziendali esterne che ricevono ampie assegnazioni di terreni può provocare l'erosione culturale e lo spostamento socioeconomico delle comunità locali.
L'India persiste nei suoi tentativi di cambiare l'identità musulmana della Valle attraverso il processo di delimitazione, destinato principalmente a favorire il BJP. Inoltre, il governo indiano ha concesso i diritti elettorali ai non locali, prevalentemente non musulmani, nel Jammu e Kashmir occupato dall'India (IIOJK). Questa estensione dei diritti di voto ai non locali cerca di alterare la demografia di questa regione a maggioranza musulmana, riducendo di fatto la popolazione musulmana a uno status di minoranza. Questa iniziativa è considerata una forma di apartheid demografico, in quanto l'inclusione di 93.000 nuovi elettori non locali è vista come una strategia per spostare l'equilibrio elettorale a favore del BJP.
La gerrymandering di sei circoscrizioni elettorali ha ampliato la rappresentanza a maggioranza indù da 37 a 43, rafforzando così l'influenza degli elettori indù. Inoltre, le aree prevalentemente musulmane di Jammu, come Rajouri e Poonch, sono state riassegnate alla circoscrizione di Anantnag, il che mina la maggioranza musulmana in quelle regioni. Il Governo indiano ha incoraggiato i coloni a Jammu, permettendo a coloro che vivono lì da un anno o più di registrarsi come elettori. Per sfruttare appieno questa iniziativa coercitiva, i residenti idonei devono fornire documenti governativi come prova di residenza, mentre coloro che sono sprovvisti di documenti devono affrontare una verifica a domicilio.
I kashmiri sostengono che la revoca dello status di semi-autonomia della regione e le successive modifiche legali mirano ad alterare la composizione demografica dell'area. L'amministrazione Modi ha violato i diritti fondamentali del popolo kashmiro abrogando illegalmente lo status speciale del Jammu e Kashmir e attuando le Jammu and Kashmir Grant of Domicile Certificate Rules nel 2020. Questa controversa legge sul domicilio permette ai non residenti di registrarsi per ottenere certificati di domicilio nel territorio e concede i diritti di cittadinanza a qualsiasi indiano che risieda nella regione da oltre 15 anni. Inoltre, è stata introdotta una nuova legislazione che consente a qualsiasi cittadino indiano di acquistare terreni nella zona.
Attraverso la sua iniziativa “terra per i senza terra”, il Governo Modi ha assegnato cinque Marla di terreno a 9.000 persone, per lo più indù. Tuttavia, la distribuzione di certificati di domicilio ai non residenti è considerata parte di una preoccupante strategia volta a minare l'identità dei kashmiri e a diminuire la maggioranza musulmana dell'IIOJK. Nella campagna di acquisizione di terre in corso, milioni di acri di terreni agricoli e forestali sono già finiti sotto il controllo illegale dell'esercito indiano e delle forze paramilitari. Attualmente, le forze indiane occupano 53.353 ettari nella IIOJK. A partire da gennaio 2023, il Governo ha iniziato a sollecitare le richieste da parte di persone esterne per l'assegnazione di 336 appartamenti, con l'intenzione di distribuire 10.000 case a persone non kashmiri.
Gli emendamenti alla Legge sullo Sviluppo del Jammu e Kashmir hanno conferito ampi poteri alle forze armate indiane, consentendo loro di confiscare qualsiasi terreno considerato “strategicamente importante”. Inoltre, le proprietà appartenenti ai musulmani sono state sottratte per la costruzione di templi indù. Ci sono state segnalazioni di estremisti indù che hanno invaso moschee e costretto i fedeli a cantare slogan come “Jai Shri Ram”. Queste azioni riflettono una palese mancanza di rispetto per i diritti della comunità musulmana e un tentativo deliberato di coltivare il sostegno indù nella Valle.
Le azioni dell'India violano le risoluzioni delle Nazioni Unite sul Kashmir, con ripercussioni catastrofiche per la popolazione kashmira, già oppressa, e con il rischio di destabilizzazione regionale. Il Governo Modi sembra adottare un modello israeliano di occupazione illegale, considerando il colonialismo dei coloni come un mezzo per risolvere la controversia del Kashmir. L'intera operazione, che è considerata non valida e illegale secondo i mandati delle Nazioni Unite, cerca di alterare la composizione demografica del territorio occupato. Nonostante la condanna del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, di Amnesty International e di varie altre organizzazioni per i diritti umani per le gravi violazioni, l'India ha mostrato un palese disprezzo per i suoi impegni nei confronti delle norme e dei trattati internazionali. La comunità internazionale deve prestare attenzione alle continue violazioni dei diritti umani nella IIOJK e ritenere l'India responsabile delle sue azioni.
Traduzione di Costantino Ceoldo