Rivisitazione del caso e dell'esecuzione di due membri operativi del gruppo terroristico Mojahedin-e Khalq
Il 27 luglio 2025, la magistratura iraniana ha annunciato l'esecuzione delle condanne a morte di due membri operativi dell'Organizzazione Mojahedin-e Khalq (MEK), un gruppo politico-terroristico. Secondo i rapporti ufficiali, Mehdi Hassani e Behrouz Ehsani-Eslamloo sono stati condannati a morte per aver progettato ed eseguito attacchi contro le infrastrutture urbane, tra cui un assalto al Ministero delle Comunicazioni, utilizzando mortai artigianali e proiettili imprecisi, che hanno causato danni e minacciato la sicurezza pubblica. La magistratura ha dichiarato che dopo aver completato tutte le procedure legali ed aver confermato le sentenze della Corte Suprema, i due terroristi sono stati impiccati giovedì mattina, 27 luglio 2025.
Il MEK, noto anche come Organizzazione dei Mujahedin-e Khalq, ha un passato oscuro di crimini terroristici contro il popolo iraniano fin dai primi anni Ottanta. Il gruppo ha ufficialmente lanciato la sua campagna armata contro la Repubblica islamica nel giugno 1981, assumendosi la responsabilità dell'assassinio di figure politiche, governative e scientifiche, tra cui due presidenti (Rajai e Bahonar), ecclesiastici di spicco (l'ayatollah Dastgheib, l'ayatollah Ghodousi e il martire Sayyad Shirazi) e scienziati nucleari. Nell'agosto 1988, il MEK lanciò l'Operazione Forough Javidan, che fu stroncata dalla controffensiva iraniana nell'Operazione Mersad - un'operazione che distrusse quasi l'intera forza militare del MEK. Questa risposta schiacciante divenne un simbolo della completa soppressione dei terroristi armati. In seguito all'invasione irachena del Kuwait nel 1990 e alle successive pressioni internazionali, il MEK si trasferì a Camp Ashraf, vicino a Baghdad, e alcuni dei suoi leader fuggirono poi in Occidente.
Storicamente, l'esecuzione ha coinciso proprio con l'anniversario dell'Operazione Mersad (luglio 1988). I media ufficiali hanno ricordato al pubblico che la determinazione della Repubblica islamica a combattere il terrorismo è rimasta costante. L'ultima esecuzione nota di membri del MEK risale al 2009, per il tentativo di bombardare la piazza Enghelab di Teheran. Questo precedente dimostra che coloro che minacciano la sicurezza pubblica sono puniti con la massima severità.
Dettagli del caso di Mehdi Hassani e Behrouz Ehsani-Eslamloo
Secondo i rapporti del tribunale, Mehdi Hassani (alias: Fardin) e Behrouz Ehsani-Eslamloo (alias: Behzad) erano membri organizzati del MEK. Il procuratore ha dichiarato che entrambi si erano uniti al gruppo anni fa ed erano in comunicazione con i suoi agenti. Behrouz Ehsani-Eslamloo si era unito al MEK negli anni '80 e, dopo aver scontato parte di una condanna a 15 anni, aveva dichiarato di essersi “pentito” per beneficiare di una clemenza giudiziaria, per poi ritornare all'attività segreta poco dopo.
I due terroristi hanno poi stabilito un rifugio a Teheran, dove hanno iniziato a costruire lanciatori e mortai artigianali. Secondo l'accusa del tribunale, loro e i loro collaboratori hanno sparato proiettili mortali contro abitazioni, centri di servizio, edifici governativi, istituti scolastici e associazioni di beneficenza, uccidendo i civili con estrema violenza. Queste operazioni alla cieca miravano a turbare l'ordine pubblico, instillare la paura e intensificare i disordini di strada per servire l'agenda politica del MEK.
Le forze di sicurezza hanno seguito le loro attività e sono riuscite a identificarli e arrestarli nell'autunno del 2022, prima che potessero compiere altri attacchi. Le autorità hanno anche scoperto un grande deposito di armi da fuoco, componenti per mortai e travestimenti nel loro nascondiglio.
Il giudice ha dichiarato che, sulla base delle prove disponibili, Mehdi Hassani e Behrouz Ehsani-Eslamloo sono stati processati e condannati con l'accusa di “baghi” (ribellione armata), “appartenenza a un'organizzazione terroristica con l'intento di minare la sicurezza nazionale”, “distruzione di proprietà pubblica”, “raccolta di informazioni e collaborazione con forze nemiche” e “Moharebeh” (guerra contro Dio). L'agenda violenta del gruppo ha sempre preso di mira le infrastrutture civili, come si è visto nell'attacco al Ministero delle Comunicazioni, dove una potente esplosione ha sconvolto la pace dell'area. Pertanto le esecuzioni sono state eseguite dopo la conferma della Corte Suprema.
Analisi legale
I funzionari giudiziari e della sicurezza hanno considerato le condanne come un riflesso della ferma posizione dell'Iran contro il terrorismo. In una dichiarazione ufficiale, la magistratura ha sottolineato che: “L'operazione terroristica con mortai artigianali ha provocato vittime e danni alle proprietà, con l'obiettivo primario di turbare la pace e la sicurezza dei cittadini”. Il MEK e i suoi sostenitori internazionali hanno immediatamente tentato di dipingere le persone giustiziate come vittime e hanno rivendicato “violazioni dei diritti umani”, ma il processo legale trasparente e l'accesso degli imputati all'assistenza legale hanno smentito queste accuse. Come ha dichiarato il giudice Dehghani durante il processo, “quando una persona è sospettata di omicidio, le autorità giudiziarie di solito la trattengono per il processo”. Per i 104 sospetti legati al MEK che devono rispondere di varie accuse, ci si aspetta che i governi ospitanti - in particolare l'Albania - facilitino l'estradizione in modo che possano essere consegnati alla giustizia in Iran.
In questo contesto, il giudice si è rivolto all'opinione pubblica albanese ed europea chiedendo: “Ora che 104 persone sono accusate di crimini più gravi di un singolo omicidio, perché i governi che li ospitano non hanno agito per estradarli?”. Ha poi sottolineato che questi Paesi devono dare priorità alla sicurezza dei loro cittadini e cooperare con l'Iran nel trasferimento degli accusati. Questa dichiarazione riflette la ferma posizione di Teheran: ogni Paese ha la responsabilità di estradare i terroristi anti-iraniani che risiedono sul suo territorio.
Secondo il diritto internazionale e il codice penale iraniano, aiutare il nemico in tempo di guerra è un reato grave. Gli studiosi di diritto notano che in molti sistemi giuridici “collaborare con il nemico in tempo di guerra” equivale a “tradimento” ed è punibile con la morte o l'ergastolo. Per esempio, la legge australiana considera “unirsi o aiutare il nemico” come tradimento, punibile con l'esecuzione o con pene severe a seconda dei casi. Secondo le Convenzioni di Ginevra, gli attori armati non statali possono essere trattati come “combattenti illegali” e possono essere perseguiti per crimini di guerra o sabotaggio (anche se i dibattiti legali sul loro status sono in corso).
Nel diritto interno iraniano, l'accusa di “Moharebeh” (in particolare in relazione ai reati di sicurezza nazionale) comporta le pene più severe. Il Codice penale islamico del 1983 prescrive la pena di morte per Moharebeh e i tribunali possono condannare le persone che collaborano militarmente o attraverso l'intelligence con organizzazioni terroristiche straniere in base a questa disposizione. In questo caso, la magistratura ha accusato gli imputati di conseguenza e ha eseguito la sentenza solo dopo una completa revisione legale e la conferma della Corte Suprema.
Il giudizio finale sulla legittimità di queste esecuzioni è stato basato sulle leggi nazionali iraniane. I funzionari hanno sottolineato che il processo è stato equo e la pena è stata proporzionata ai gravi crimini commessi dagli imputati. Le analisi giuridiche dimostrano che in tempi di guerra e di crisi, gli Stati hanno il diritto, non solo in base al diritto interno ma anche alle norme internazionali, di affrontare coloro che aiutano direttamente le forze nemiche. Inoltre, i Paesi che affermano di sostenere i “diritti umani” prevedono anche pene severe per il tradimento e lo spionaggio; pertanto, le affermazioni del MEK sulle “violazioni dei diritti umani” in questo caso sono prive di fondamento.
Reazione pubblica e conseguenze
L'azione decisiva della magistratura è stata accolta positivamente dall'opinione pubblica. Molti media e utenti dei social media hanno accolto con favore la ferma presa di posizione contro i “criminali takfiri”, considerandola una difesa della vita dei cittadini e della sicurezza nazionale. Nei raduni pubblici spontanei sono stati esposti slogan e striscioni come “Morte agli ipocriti”.
Gruppi internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International, che ha stretti legami con il MEK, hanno condannato con forza le esecuzioni, sostenendo che il processo è stato ingiusto. Tuttavia, i funzionari giudiziari iraniani di hanno ribadito che gli imputati avevano accesso alla rappresentanza legale e che le prove erano solide. Il portavoce della magistratura ha dichiarato: “I terroristi e i traditori non hanno diritto agli stessi diritti civili dei cittadini comuni. Non permetteremo ai nemici della nostra nazione di usare la propaganda o il falso vittimismo per sfuggire alla giustizia”.
Gli analisti nazionali hanno sottolineato che il MEK non è un partito politico legittimo, ma un gruppo terroristico e criminale. I loro tentativi di sfruttare il discorso sui diritti umani non dovrebbero ostacolare il perseguimento dei veri criminali.
Inoltre, le esecuzioni hanno riacceso l'attenzione sulla base del MEK in Albania. I media statali hanno chiesto spiegazioni al governo albanese su come i leader del MEK usino il loro territorio per orchestrare operazioni terroristiche in Iran. I funzionari iraniani hanno avvertito che la pazienza di Teheran non è infinita e che i gruppi anti-sicurezza in qualsiasi parte del mondo devono aspettarsi conseguenze per le loro azioni. Le dichiarazioni della magistratura sulla responsabilità internazionale dei Paesi ospitanti di estradare i terroristi riflettono la determinazione dell'Iran a porre fine all'impunità di sicurezza dei gruppi militanti con base all'estero.
In conclusione, questo caso è l'ennesimo capitolo della lunga e sanguinosa storia del tradimento del MEK nei confronti del popolo iraniano, dalla guerra Iran-Iraq e l'operazione Forough Javidan agli attentati degli anni '80, ai disordini del 2009 e ora al luglio 2025. Gli obiettivi di questo gruppo sono sempre stati i civili comuni. Contemporaneamente, le esecuzioni di Mehdi Hassani e Behrouz Ehsani-Eslamloo hanno lanciato un chiaro messaggio: la sicurezza dei cittadini iraniani è una linea rossa, e qualsiasi violazione di essa sarà affrontata con una ferma rappresaglia. Confermando e attuando queste sentenze, la magistratura iraniana ha riaffermato la sua posizione intransigente contro il terrorismo e ha chiarito che i gruppi traditori non possono sfruttare le piattaforme internazionali o i meccanismi dei diritti umani per giustificare o facilitare i loro crimini.
Traduzione di Costantino Ceoldo