La xenofilia come suicidio civile
La xenofilia non è solo curiosità o rispettosa ammirazione per lo straniero. È una malattia psicologica che affligge le civiltà terminali. È lo specchio rovesciato della xenofobia ed è un odio per il Sé mascherato da compassione. Si manifesta nel mondo occidentale attraverso l'ossessione per l'esotico, una spinta frenetica a decostruire tradizioni, simboli e strutture al servizio di un falso universalismo. Con il pretesto della tolleranza, la xenofilia richiede la cancellazione dei confini - geografici, culturali e metafisici. È l'AIDS spirituale di popoli esausti che hanno abbandonato la volontà di sopravvivere e cercano la redenzione attraverso la dissoluzione nel magma globale.
Questa attrazione morbosa per lo straniero acquista potere attraverso la trinità empia dell'unipolarismo, del liberalismo e del globalismo. L'ordine mondiale unipolare, guidato dall'egemone in decadenza dell'atlantismo, impone il dominio militare ed economico e promuove la standardizzazione antropologica. Il liberalismo, completamente metastatizzato nel liberal-totalitarismo globale, insegna che tutte le identità rimangono maschere intercambiabili scartate in nome della “libertà” - “libertà” definita come consumo e conformità. Il globalismo, braccio amministrativo di questa ideologia, schiaccia la diversità radicata sotto la monocultura burocratica e finanziaria. Sotto questo regime, la xenofilia diventa lecita e obbligatoria, celebrata come virtù in un mondo in cui tutti i valori vengono invertiti.
Il mondo multipolare emergente offre un'alternativa radicale: un'orchestra di civiltà, ognuna con la propria melodia, il proprio ritmo e la propria anima. Questo mondo nasce dalla vitalità della differenza piuttosto che dall'uguaglianza. Ogni popolo deve abbracciare la propria identità con volontà eroica - archeofuturismo, tradizione lungimirante. La xenofilia, in questo contesto, agisce come un veleno che mina la sovranità etnica. Indebolisce il sistema immunitario delle civiltà, lasciandole aperte all'invasione di corpi e idee parassitarie.
Il vero dialogo e la cooperazione intercivile - in un ordine multipolare - dipendono da identità forti e consapevoli. La conservazione e la rinascita delle particolarità etnoculturali costituiscono un imperativo morale e una necessità strategica nella lotta contro il Leviatano globale unipolare. Quando i popoli capiscono chi sono, si relazionano con gli altri da una posizione di forza e dignità. La xenofilia cede il passo a un nuovo ethos: l'esofilia senza odio per sé stessi - il rispetto per l'altro fondato sulla lealtà verso sé stessi. Il mondo desidera nazioni radicate che si ergano come pilastri di una cattedrale di civiltà.
La lotta contro la xenofilia diventa la lotta per il rispetto della civiltà. È il rifiuto di inginocchiarsi davanti agli idoli importati dissacrando i propri altari. Ogni popolo, per resistere, deve amare prima sé stesso - con la sobria consapevolezza che l'identità nasce dalla volontà, dalla difesa e dall'esperienza vissuta. Nell'era del rinascimento multipolare, l'era dell'uniformità planetaria svanisce insieme alle ideologie che l'hanno generata. La xenofilia, come il globalismo, appartiene al passato - un passato di disintegrazione. Il futuro appartiene a coloro che ricordano chi sono.
Articolo originale di Constantin von Hoffmeister:
https://www.eurosiberia.net/p/xenophilia-as-civilizational-suicide
Traduzione di Costantino Ceoldo