L'ascesa della resistenza civile

07.05.2025

Introduzione: la promessa e il tradimento del liberalismo

Il liberalismo, un tempo annunciato come l'evoluzione finale dell'organizzazione politica umana, prometteva libertà, dignità e prosperità per tutti. Emerso dall'Illuminismo e sostenendo valori come i diritti individuali, la democrazia e il libero mercato, rivendicava la superiorità morale su tutte le altre ideologie. Tuttavia, oggi assistiamo allo sgretolamento di queste promesse. L'ordine liberale si è trasformato in un apparato di dominio, che scatena guerre in nome della pace, impone sanzioni che soffocano le nazioni ed esporta nichilismo culturale travestito da “valori universali”.

Il tradimento è profondo: la stessa civiltà che si proclamava difensore della dignità umana ora la calpesta per mantenere l'egemonia globale.

Sezione 1: il fallimento etico del liberalismo

In tutto il mondo vengono messe a nudo le contraddizioni morali del liberalismo. Sotto le bandiere dei “diritti umani” e della “libertà”, le potenze liberali hanno lanciato guerre devastanti: Iraq, Afghanistan, Libia. I regimi di sanzioni contro l'Iran, il Venezuela e la Siria hanno portato a sofferenze indicibili tra i civili. Invece di promuovere la pace, il liberalismo ha istituzionalizzato la coercizione.

All'interno, l'Occidente liberale affronta la propria decadenza. La disuguaglianza raggiunge livelli storici; la fiducia nelle istituzioni democratiche crolla. L'ascesa degli Stati di sorveglianza, la censura con il pretesto del “controllo della disinformazione” e la crescente atomizzazione sociale indicano un sistema incapace di essere all'altezza dei propri ideali.

Dal punto di vista filosofico, la pretesa di universalismo del liberalismo si è rivelata una maschera per il particolarismo occidentale. Le sue istituzioni - ONU, FMI e Banca Mondiale - non servono l'umanità, ma gli interessi radicati di un'oligarchia atlantista. Attraverso meccanismi come la condizionalità dei prestiti e l'imposizione di politiche di austerità, queste istituzioni hanno spesso approfondito le disuguaglianze e la dipendenza politica nel Sud globale, anziché promuovere un vero sviluppo.

Sezione 2: l'ascesa della resistenza civile

In risposta, si sta sollevando un'ondata globale di resistenza civica. Non si tratta di un semplice nazionalismo, ma di un'affermazione più profonda di modi alternativi di essere, conoscere e organizzare le società.

In Iran, la Repubblica islamica continua ad affermare un modello di governo islamico radicato nella sovranità spirituale. La Russia, sotto l'egida dell'eurasiatismo, rivendica la propria identità ortodossa e civilizzatrice. Il socialismo confuciano della Cina offre una sintesi di tradizione e modernizzazione al di fuori dei paradigmi occidentali. Nel frattempo, l'America Latina assiste alla rinascita della solidarietà bolivariana e l'Africa recupera gradualmente le sue epistemologie indigene.

La resistenza civica non è un ritorno all'isolazionismo, ma un'insistenza sulla multipolarità, sul diritto delle diverse culture di definire la modernità alle proprie condizioni.

Sezione 3: verso un mondo multipolare

Il momento unipolare è finito. L'ordine globale emergente è intrinsecamente multipolare, plasmato da diversi attori civili. Mentre il liberalismo ha cercato di cancellare le particolarità culturali a favore dell'omogeneizzazione, il futuro appartiene alla pluralità delle civiltà.

I partenariati strategici dell'Iran con la Russia e la Cina, l'espansione dei BRICS e la crescente cooperazione Sud-Sud dimostrano che la resistenza non è solo difensiva. È costruttiva: uno sforzo creativo per costruire un sistema internazionale alternativo basato sul rispetto, non sul dominio.

Queste civiltà, radicate in tradizioni spirituali e culturali durature, possiedono una resilienza che la modernità liberale, con il suo effimero ethos consumistico, sempre più spesso non possiede.

Il liberalismo occidentale, alle prese con il declino demografico, l'esaurimento morale e l'eccesso di strategia, non è in grado di invertire questa tendenza. Il centro non può più reggere.

Conclusioni: la fine di un impero, la nascita di una civiltà

Il crollo morale del liberalismo non segna semplicemente un cambiamento politico, ma un punto di svolta civile. Mentre l'egemonia occidentale vacilla, si presenta l'opportunità di forgiare un mondo più giusto, diversificato e spirituale.

La resistenza civile non nasce dall'odio ma dall'amore per la tradizione, per l'identità, per un futuro in cui l'umanità non sia ridotta a unità economica ma onorata come portatrice di un significato trascendente.

In questa nuova era, l'età dell'Impero svanisce. Nasce l'era delle civiltà. All'alba dell'era delle civiltà, il dialogo tra le culture deve sostituire il monologo di una civiltà in disfacimento.

Articolo originale di Peiman Salehi:

https://www.geopolitika.ru/en/article/rise-civilizational-resistance

Traduzione di Costantino Ceoldo