Israele, i neocon e la Turchia nel contesto della Siria

24.01.2025
Né l'Iran né la Siria, ma la Turchia è sempre stata il loro obiettivo principale.

Nel rapporto redatto dal comitato istituito dal governo israeliano per delineare i piani strategici per il prossimo decennio, spicca una valutazione: “Israele deve prepararsi a una potenziale guerra con la Turchia”.

Il comitato è stato costituito nell'agosto dello scorso anno sotto la guida dell'ex presidente del Consiglio di Sicurezza Nazionale Jacob Nagel e comprendeva rappresentanti dell'Ufficio del Primo Ministro, del Ministero delle Finanze, del Ministero della Difesa e di altre istituzioni competenti. La commissione ha presentato il suo rapporto all'Ufficio del Primo Ministro il 6 gennaio.

In sintesi, il rapporto sottolinea i seguenti punti relativi alla Turchia:

  • L'ambizione della Turchia di reclamare la propria influenza durante l'Impero Ottomano potrebbe far aumentare le tensioni con Israele e potenzialmente portare a un conflitto diretto.
  • Esiste il rischio che gruppi siriani possano stringere alleanze con la Turchia, rappresentando una nuova e significativa minaccia per la sicurezza di Israele.

Sulla base di questi punti, il rapporto afferma che una Siria con influenza turca rappresenta una minaccia per Israele e che “la minaccia della Siria potrebbe evolvere in qualcosa di ancora più pericoloso della minaccia dell'Iran”.

Cambiamenti fondamentali e nuove minacce

Il rapporto deve essere considerato come un documento che riflette la valutazione e la pianificazione strategica delle minacce di Israele. Commentando il rapporto, Netanyahu ha dichiarato: “Stiamo assistendo a profondi cambiamenti in Medio Oriente. L'Iran è stato a lungo la nostra più grande minaccia, ma nuove potenze stanno emergendo nell'arena e dobbiamo essere preparati a circostanze inaspettate. Questo rapporto ci fornisce una tabella di marcia per garantire il futuro di Israele”.

In questo contesto, il rapporto richiede il rafforzamento delle capacità di difesa aerea di Israele, l'acquisizione di nuovi jet da combattimento, la costruzione di una barriera di sicurezza fortificata lungo la Valle del Giordano e l'aumento del bilancio della difesa.

Guadagni tattici e strategici

Nel 2019, l'ex capo del Mossad Yossi Cohen ha dichiarato durante un incontro con le agenzie di intelligence degli Emirati Arabi Uniti e dell'Arabia Saudita: “Il potere dell'Iran è fragile, la vera minaccia è la Turchia”. Analogamente, il rapporto del 16 settembre 2021 dell'Istituto di Gerusalemme per la Strategia e la Sicurezza (JISS) era intitolato “La Turchia come sfida principale per Israele (e i suoi vicini) nel XXI secolo”. Inoltre, le istituzioni israeliane hanno sottolineato la necessità di prepararsi a un potenziale conflitto con la Turchia nel Mediterraneo orientale. Sulla base di queste valutazioni della minaccia, Israele ha costruito alleanze con la Grecia e Cipro Sud e ha sostenuto le organizzazioni terroristiche, in particolare il PKK, contro la Turchia. In altre parole, la percezione di Israele della Turchia come “minaccia strategica” non è nuova. Ciò che è nuovo è che la caduta del regime di Assad non ha modificato questa valutazione strategica di Israele. Al contrario, come si legge nel rapporto Nagel, la nuova situazione in Siria ha aumentato la probabilità di un conflitto diretto tra la Turchia e Israele.

Dopo la caduta del regime di Assad, Israele ha consolidato l'occupazione delle alture del Golan e ha conquistato nuovi territori in Siria. Inoltre, la diminuzione dell'influenza dell'Iran in Siria ha rappresentato un vantaggio su larga scala per Israele. Tuttavia, il rapporto Nagel sottolinea che, mentre Israele considera questi come successi tattici, la Turchia è considerata il vincitore della situazione in Siria a livello strategico.

I neoconservatori e Israele

Le politiche di Israele verso la Turchia vanno sempre lette insieme a quelle dei neoconservatori. A pochi giorni dall'insediamento di Donald Trump, i neoconservatori urlano: “Non ritirate le truppe americane dalla Siria!”. Le roccaforti dei filo-israeliani, organizzazioni come CFR, WINEP, FDD, MEI e AEI, pubblicano articoli in cui sostengono che Washington non deve abbandonare il sostegno al PKK. Alcuni sostengono che la minaccia rappresentata dall'ISIS persiste, altri che la nuova amministrazione siriana non è affidabile. I neoconservatori, che si oppongono apertamente a Trump, usano anche la loro capacità all'interno dello Stato per creare condizioni che impediscano a Washington di ritirare le truppe dalla Siria.

La priorità assoluta dei neo-cons in Asia occidentale è stata quella di garantire la sicurezza di Israele. A tal fine, a prescindere dal ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria e dall'Iraq, essi sostengono un aumento del loro numero.

Il progetto del Secondo Israele

Il progetto del Secondo Israele, guidato dai neoconservatori, mira a dividere la Turchia, l'Iran, la Siria e l'Iraq.

Sebbene in precedenza i neoconservatori avessero avuto un'influenza significativa all'interno dello Stato, hanno assunto ruoli chiave durante l'amministrazione di George H. W. Bush. Poi hanno preso il controllo durante l'amministrazione di George W. Bush con un colpo di Stato senza nome. Hanno mantenuto la loro influenza durante l'amministrazione Obama, hanno perso potere durante il primo mandato di Trump, ma l'hanno riconquistato solo con la presidenza di Biden. In tutto questo tempo, l'obiettivo principale dei neoconservatori non è stato né l'Iran né la Siria, ma la Turchia, in quanto unico Paese in grado di opporsi con determinazione al Secondo Progetto Israele. Il tentativo di colpo di Stato dell'Organizzazione terroristica di Fethullah Gülen (FETÖ) del 15 luglio 2016, i complotti economici, il sostegno al PKK/YPG in Siria, l'accumulo militare in Grecia e a Cipro Sud: tutto questo va letto all'interno degli obiettivi dei neoconservatori.

Articolo originale di Fikret Akfırat:

https://unitedworldint.com/36236-israel-neo-cons-and-turkiye-in-the-context-of-syria/

Traduzione di Costantino Ceoldo